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Kurt Dieterich, Dalla vita del bosco, Raumbild-Verlag Otto Schönstein, Diessen/Ammersee, 1939

Contiene 150 stereografie e stereoscopio.

INTRODUZIONE

Quest’opera fotografica è nata dall’entusiasmo e dall’amore per tutto ciò che è natura, specialmente per il nostro bosco tedesco, e proprio come la gioia tende a “traboccare”, così alla base di questa pubblicazione c’è il bisogno di trasmettere un po’ della ricchezza ricevuta.

Nessun altro popolo civile è tanto unito e radicato al proprio bosco, quanto il popolo tedesco. Senza il bosco tedesco non esisterebbe l’uomo tedesco e in tutte le opere immortali di tutti i nostri grandi connazionali stormisce il bosco tedesco. Non potrebbe essere diversamente, poiché dappertutto nella natura esistono strettissime e armoniche corrispondenze tra il paesaggio e gli esseri viventi, che esso sostiene e nutre. E la comunione di sangue e terra fra gli esseri è una realtà che non potrebbe essere neppure immaginata più tangibile.

Tuttavia, a prescindere dal fatto che il suo aspetto è diverso quanto quello del paesaggio tedesco, - chi conosce il bosco tout court, com’è davvero? Non solo come “solenne dimora” di “gioie e dolori” umani, come la “tenda verde” in cui “il cuore non invecchia”, in cui si trovano riposo e frescura dalla fatica e dalla calura del giorno a patto che si lascino a casa radio e grammofono. Per un’esperienza consapevole e completa dell’essenza del bosco serve non solo ricettività emotiva, ma anche conoscenza.

Per molto tempo il bosco è stato frainteso – si pensava che fosse o così o così. Fra la “pura pace” e la celebre “lotta di tutti contro tutti” c’è un ampio spazio e la verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Il detto francese “Les extrèmes se touchent” ( “Gli estremi si toccano”) significa anche che gli estremi sono compatibili più come completamento che come contrapposizione soltanto. Inoltre per lungo tempo non fu abbastanza chiaro che il bosco non è né un “negozio di alberi” né un gruppo di piante. Il bosco cesserebbe di essere tale anche senza l’enorme varietà di vita animale, che a qualcuno potrebbe apparire forse solo come un’aggiunta irrilevante, dal promettente richiamo del cuculo al canto molto meno amato delle zanzare. Così noi oggi vediamo il bosco come “un tutto composto di mille elementi, nel quale ogni componente ha la propria collocazione”* , lo percepiamo come una comunità vivente nel più ampio significato del termine, nella quale tutte le forme di vita s’intrecciano e si incontrano come un’unità chiusa e organica di un ordine più alto.

Questo materiale fotografico dovrebbe dunque fornire una panoramica di questa vita in comune. E anche se nell’immagine si possono afferrare sempre solo dettagli di tutta la sua inesauribile ricchezza e varietà, tuttavia da uno sguardo d’insieme risulterà che “tutto si muove verso la totalità, l’uno opera e vive nell’altro.” L’aver scelto le immagini stereoscopiche per rappresentare questo intreccio tra vita vegetale e animale è stata una esigenza dettata dall’argomento. Infatti solo l’immagine stereoscopica permette di rappresentare direttamente il modo in cui una comunità vivente è strutturata e articolata e di guardare letteralmente dentro le effettive correlazioni; qui come in nessun altro campo si dimostrano la sua importanza e la sua superiorità rispetto a qualunque altro strumento d’osservazione. Così, come raccomanda la straordinaria “insistenza” dell’effetto, partiamo proprio dall’immagine e rinunciamo consapevolmente a qualsiasi rappresentazione sistematica. Conduciamo, per così dire, l’osservatore dall’immagine alla materia, dall’esperienza alla conoscenza. Come le immagini accompagnano dal vedere consapevole all’osservare, così il testo deve suscitare un pensiero autonomo e biologico, cioè complessivo.

La maggiore difficoltà è stata quella di rendere giustizia in ogni senso al tipo di materiale fotografico – mantenendo possibilmente l’aurea via di mezzo tra la precisione oggettiva richiesta dall’argomento e il desiderio di “entrare” non solo nella profondità, ma anche nella grandezza del soggetto, per offrire a ciascuno un motivo d’interesse.

Spero quindi che quest’opera abbia raggiunto lo scopo che l’autore si è prefisso e che si può riassumere nei tre concetti: gioia per la natura – amore per la patria – rispetto per la vita!

Ensingen (Württ.), Dicembre 1938 Dr. Kurt Dieterich

Traduzione dal tedesco a cura di Maria Teresa Chiancone, Selvazzano Dentro (PD). Copyright traduzione: ARCHIVIO STEREOSCOPICO ITALIANO

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